“Lo sport è ciò che ha permesso a Maria e Giuseppe di crescere al meglio, formando il loro carattere e rendendoli le persone che sono oggi”.A volte, le esperienze di vita riescono a raccontare la realtà meglio di qualunque discorso teorico. Perché che lo sport sia importante, che il suo ruolo vada ben oltre quello di tenerci “semplicemente” in movimento, ormai ce lo diciamo da tempo. Ma sono gli obbiettivi raggiunti a raccontare più di mille parole, insieme alle paure sconfitte, le lacrime di gioia, la determinazione che cresce con il tifo di chi crede in noi senza vedere limiti; sono le esperienze dei nostri atleti a descrivere al meglio cosa significa quando grazie allo sport, ti senti pienamente vivo.Esperienze, come quella di Maria e Giuseppe, due atleti del nostro Team Sardegna
La loro è una storia in movimento, per tre motivi: prima di tutto perché, come ci racconta papà Antonio, “praticano sport da quando sono nati”; poi perché i loro genitori, quando Maria e Giuseppe erano piccoli, per trovare una terapia che potesse rafforzare le competenze e le autonomie dei loro figli, hanno girato il mondo volando fino in America; infine, perché da quando nell’88 a Philadelphia hanno trovato ciò che cercavano in un metodo di riabilitazione (chiamato metodo Doman) che nell’attività motoria vede una super alleata, Maria e Giuseppe hanno ricominciato sì a girare il mondo, ma con un nuovo obbiettivo: fare sport.”Sono sempre stato uno che vedeva lo sport come una possibilità di rinascita per i nostri figli” racconta papà Antonio. “Camminare, muoversi secondo quello che era nelle loro possibilità: il moto è alla base del vivere quotidiano, per questo abbiamo sempre voluto che facessero, che si muovessero ogni giorno”.
E per i nostri compagni di squadra, lo sport, è stato davvero rinascita: Maria ad esempio, dopo i 12 anni ha imparato a camminare da sola, senza assistenza. Ma come ci diciamo spesso, lo sport non è solo movimento e infatti non è stato solo il fisico ad aver avuto i migliori benefici.”Sono convinto al 110% che lo sport ha fatto dei miei figli ciò che sono adesso: non solo persone autonome ma soprattutto, persone che hanno carattere”.Ogni volta, poco prima di mettere piede in campo il giuramento ufficiale dell’Atleta Special Olympics ci ricorda che io potrò anche vincere, ma l’importante, è tentare con tutte le mie forze; non smettere mai di credere che anche noi possiamo.
Camminare, nuotare, giocare, gareggiare; essere squadra, essere comunità, essere leader di un cambiamento che vuole l’inclusione, alla base della società.”Sono grato a Special Olympics e alla Ge.Na. per aver scelto di abbracciare questo movimento e trasmetterne valori e progetti” aggiunge papà Antonio. “Sono il padre di due atleti e questa è un’altra forma di gratificazione che ha dato a noi genitori lo sport: cammino per strada a testa alta, fiero di ciò che sono i miei figli, orgoglioso dei miei sportivi”.
